lunedì 2 luglio 2007

Una ricerca sul (controverso) rapporto tra relatori pubblici e giornalisti

Non potevo non segnalare la ricerca che Toni Muzi Falconi e Chiara Valentini stanno conducendo e che riguarda il rapporto tra relatori pubblici e giornalisti.

Rispondete e diffondete il questionario!

Molto spesso questo rapporto è controverso, teso, poco ben definito. Molte volte succede che il confine tra i due "mondi" sia così labile (se di confine si può parlare) da non vederci chiaro nemmeno chi si trova in mezzo.

Personalmente preferisco considerarli due facce della stessa medaglia, con il distinguo che riguarda l'approccio che un relatore pubblico dovrebbe, a mio avviso, avere: la stampa (web, radio, carta) è uno dei mezzi di comunicazione, il cui uso, come strumento e non come mero fine, dovrebbe rientrare in tutte quelle attività continuative volte per creare e mantenere una rete di relazioni con i diversi pubblici di riferimento dell'organizzazione per la quale lavora.

Il relatore pubblico dovrebbe fare relazioni (quindi media relations, non semplice addetto stampa), il giornalista occuparsi di informazione.

Difficile che un giornalista che non ha fatto altro nella vita possa fare comunicazione, anche se potrebbe sempre avanzare la famosa frase di Paul Watzlawick: "E' impossibile non comunicare"...

Che ne dite?

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Misurare per crescere come professionisti


Giovedì scorso ho seguito un interessantissimo seminario sulla misurazione dei risultati dell’attività di relazioni pubbliche tenuto dalla dott.ssa Stefania Romenti e sapientemente organizzato da Ferpi Triveneto.

Devo dire che la giornata, a mio giudizio, è stata estremamente proficua in quanto la partecipazione di molti professionisti “attenti e vivaci” ha reso molto piacevoli le ore in aula.
Fatto questo doveroso preambolo, mi sembra giusto spendere qualche parola per l’argomento della giornata, la misurazione e la valutazione delle attività di relazioni pubbliche.
Con quale obiettivo ho partecipato a questo seminario?
Penso che la nostra categoria professionale non abbia ancora un ruolo ben definito (ahimè) agli occhi dell’opinione pubblica e, conseguentemente, anche dei potenziali nuovi clienti.
Perchè? Penso che la mancanza di una “scientificità” della materia e dei risultati, a detta di alcuni, sia la causa principale oltre che, e non mi stancherò mai di dirlo, la mancanza di una certificazione della professione.
Ecco perchè sono convinto che la presentazione di risultati misurabili e confrontabili al cliente possa essere un elemento non valido bensì fondamentale per il definitivo affermarsi del nostro lavoro.
Altra considerazione è che, al contrario di ciò che pensavo prima del seminario, la misurazione e la valutazione dei risultati non sono un’attività finale alla campagna di rp bensì costituiscono un percorso parallelo al fine di governare nel miglior modo possibile le relazioni con gli stakeholder dell’azienda.
La nota più positiva è stata però la possibilità, o meglio l’intuizione, di identificare alcuni criteri di misurazione e valutazione che potrò, fin da subito, applicare al lavoro d’ogni giorno. E non è per niente poco!

Nei prossimi giorni cercherò di approfondire alcuni punti trattati quindi...un pò di pazienza.

Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento, potete leggere il libro scritto dalla dott.ssa Romenti (ricercatrice presso lo Iulm e consulente d’impresa) “Valutare i risultati della comunicazione. Modelli e strumenti per misurare la qualità delle relazioni e della reputazione”.

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