martedì 28 agosto 2007

La chiamano guerra delle Barbie!!!


Durante questo mese ha fatto molto scalpore il caso Mattel, la famosa azienda americana di giocattoli, che si è vista costretta a ritirare qualcosa come 18 milioni di prodotti dagli scaffali dei negozi in quanto giudicati pericolosi per i bambini.
Da allora è stato un susseguirsi di prese di posizione tra l’azienda e la Cina, la maggior produttrice di questi giocattoli.
Ascoltando un’edizione del TG5 mi è arrivato all’orecchio un dato assolutamente sconvolgente: circa il 20% dei giocattoli Mattel prodotti in Cina, al momento delle analisi e verifiche nei laboratori atti a verificarne la qualità, viene bollato come “non sicuro” e quindi pericoloso.
Questo dato era assolutamente a conoscenza sia dell’azienda americana sia dei loro partner cinesi che però nulla hanno fatto per bloccare le partite difettose.
Mattel ha cercato di risolvere la crisi attraverso il suo sito internet con un messaggio (tradotto in diverse lingue) del presidente Bob Eckert ed implementando una serie di domande/risposta predefinite (le classiche FAQ). Vedi qui http://www.mattel.com/safety/it/
Dalla sua parte la Cina passa al contrattacco dicendo che la qualità della loro produzione è altissima ma, come sempre, è possibile ci siano delle “mele marce” ma anche che i difetti erano nel design della casa madre e non nelle procedure di produzione (strano visto che si parla di pitture tossiche e magneti non funzionanti). Altro messaggio da Pechino, e qui non si può dargli nessun torto, è proprio rivolto a quelle aziende (americane ed europee) che cercano nella produzione cinese la loro massimizzazione dei profitti per poi scaricare eventuali colpe nel caso si verifichino questi incidenti.C’è da riflettere ma sicuramente una pagina di faq non basta come risposta, soprattutto per chi mette al primo posto la sicurezza dei bambini!

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mercoledì 22 agosto 2007

Mea culpa...ho dimenticato gli stakeholder!


Negli ultimi mesi ho partecipato a due diversi momenti formativi legati alle relazioni pubbliche: in giugno, come segnalato qualche post fa, al seminario sulla misurazione dei risultati mentre lo scorso mese al seminario online di Toni Muzi Falconi (www.teabreak.it) dal titolo “Ma a che serve davvero un ufficio stampa? Possibile che riusciamo soltanto a peggiorare le nostre relazioni con i giornalisti? Quali approcci modificare per migliorare davvero le nostre relazioni con loro e, insieme a loro, affrontare la sfida della doppia disintermediazione in conseguenza dello sviluppo dei social media?"
Dopo ogni corso o altra attività formativa, è importante, a mio avviso, delineare alcuni punti fondamentali che più degli altri possono influenzare la nostra quotidiana professione.
Seguendo questi due seminari mi sono reso conto di quanto molto (forse troppo) spesso "si predichi bene e si razzoli male” nel senso che si danno per scontate nozioni e concetti appresi ma che in realtà, nella pratica, si continua a reiterare negli stessi e banali errori.
Un esempio? Se ne potrebbero fare tanti ma quello che più mi ha colpito è la definizione degli stakeholder di un’organizzazione. Sembrerebbe banale, un errore imperdonabile per un relatore pubblico invece, con un pò di vergogna, devo ammettere che in quest’ultimo anno ho pensato più alla classica “sparata nel mucchio” (nel dialetto delle mie parti si direbbe “chi ciapo ciapo” ovvero “chi prendo prendo”).
Mi rendo conto solo ora che, all’analisi fatta della concorrenza e conseguente swot per definire il nostro ruolo nel mercato (parlo del settore delle location congressuali e degli enti di formazione), non è seguita un’attenta e quanto mai necessaria individuazione di quei soggetti influenti per l’attività della nostra azienda.
E’ tempo di rimediare...

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Vi presento Jacopo : )



Riprendo a scrivere sul blog dopo un periodo denso di emozioni davvero indescrivibili.

Il 2 agosto alle ore 9.28 è nato Jacopo, il mio bambino!!!

Volevo solo cogliere l'occasione per presentarvelo...