sabato 24 febbraio 2007

Lavorare e formarsi...con l'iPod!


Non c'è nulla da dire, ormai le nuove tecnologie hanno sconvolto (positivamente e negativamente) il nostro modo di vivere e di rapportarci con le altre persone. Un nuovo esempio? Detto fatto, l'iPod ed in particolare il sistema di podcasting.

Da tempo utilizzato per ascoltare e riascoltare programmi radiofonici sul proprio mp3 player, oggi il podcasting viene utilizzato sia nel mondo universitario per diffondere le lezioni sia nel lavoro per formare i nuovi assunti.


Al South Kent College (UK) il rettore ha deciso di stanziare 25mila sterline per regalare iPod Nano agli studenti in regola con i programmi e con le presenze così da incentivarli nell'apprendimento e premiare la loro costanza. In questo modo è stato possibile avviare un processo di diffusione via internet delle lezioni accademiche in formato podcast.

Naturalmente, oltre ai molti pareri positivi sull'iniziativa, ci sono state parecchie critiche soprattutto perchè, a detta loro, "equivale a denaro pubblico buttato via". Negli Stati Uniti ed in Australia il formato podcast è già largamente utilizzato da molte università per diffondere le registrazioni delle lezioni.


In Australia invece è nuova norma da parte delle aziende di formare i nuovi assunti fornendo loro un iPod, con qualche settimana in anticipo al primo giorno di lavoro, in cui sono presenti alcuni file audio per ambientarsi al meglio nel nuovo posto di lavoro e diminuire lo stress dell'impatto con la nuova realtà. Con questo nuovo sistema le aziende informano il nuovo arrivato sugli aspetti dell'organizzazione interna, delle norme di sicurezza, sui locali convenzionati per i pasti, ecc...

Per contro, diversi esperti di gestione delle risorse umane trovano controproducente questa iniziativa perchè limita il rapporto con i colleghi ed amplifica il fenomeno della perdita di memoria da parte delle nuove generazioni, sempre più dipendenti da agende (cartacee ed elettroniche) o altri dispositivi.

Come per ogni cosa, anche l'utilizzo delle nuove tecnologie dev'essere moderato e non deve minare alle relazioni interpersonali. Con questa opportuna premessa, è mia opinione che, soprattutto nel caso della formazione universitaria, l'utilizzo del sistema di podcasting è utilissimo ma come strumento aggiuntivo, come plus. Rimane nell'intelligenza e nella coscienza di ognuno capire che l'interazione, e quindi il rapporto, tra docente - studente valgono sicuramente molto più, in termini di formazione e di relazione tra le persone, che un asettico mp3 player.

mercoledì 14 febbraio 2007

I limiti della comunicazione pubblica

Uno dei primi post di questo blog datato 5 novembre e dal titolo “Dove tira il vento?” (http://www.laboratoriocomunicazione.it/2006/11/dove-tira-il-vento.html) riguardava un convegno organizzato da Assorel a Trieste per la presentazione di una ricerca Astra sullo stato delle attività di relazioni pubbliche nel Nord Est.

Tra i diversi relatori anche il dott. Fabio de Visintini, direttore dell’Ufficio Comunicazione della Regione Friuli Venezia Giulia il cui intervento era fondamentalmente basato sulla necessità di dividere in maniera risoluta e decisa la comunicazione pubblica da quella politica, tracciare quindi un solco netto tra la comunicazione degli Amministratori e la comunicazione dell’Ente/Istituzione.
Cambiano infatti i presidenti, le giunte ma l’Istituzione è sempre la stessa e così dev’essere anche per la sua reputazione/credibilità e la sua immagine.

Alessandro Rovinetti, segretario generale dell’Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale ma soprattutto uno dei massimi esperti del settore, nel suo libro “Fare Comunicazione Pubblica” scrive esattamente: “…si è alimentata una certa confusione tra la comunicazione pubblica e quella politica. Fingendo che non fosse possibile definirne un preciso confine si è così favorito l’affermarsi di un lungo periodo in cui le competenze spesso hanno dovuto cedere il passo alle appartenenze. Con due pessimi risultati: il primo di “inquinare” il tanto auspicato e ricercato dialogo con il cittadino con una comunicazione inevitabilmente appesantita dalla propaganda e dalla ricerca del consenso; il secondo di giustificare la necessità di avere in questi settori dirigenti spesso non professionalizzati ma quasi sempre di schieramento”.

In un articolo sulla rivista della Camera di Commercio di Milano (Impresa & Stato n° 32), Franco Carlini, creatore dell’agenzia web Totem, analizza un ddl in materia di comunicazione istituzionale delineandone gli obiettivi (in grassetto i passi, a mio giudizio, fondamentali e le parole chiave):
- facilitare la comprensione e l’applicazione delle norme;
- agevolare l’utilizzazione dei servizi offerti al pubblico e migliorarne la qualità;
- attivare i cittadini per la soluzione di problemi di carattere sociale o comunque di interesse generale;
- informare i cittadini sulle funzioni, l’organizzazione, le procedure, il personale e i mezzi delle istituzioni dello Stato e dei poteri locali;
- promuovere la circolazione delle informazioni all’interno del sistema informativo, coinvolgendo e motivando il personale della gestione dei servizi pubblici;
- promuovere l’immagine dell’Italia all’estero e dare adeguata visibilità a eventi di importanza nazionale o internazionale.

Riassumendo ancora più brevemente, la comunicazione istituzionale serve ad avvicinare la PA ed il Cittadino portandoli sullo stesso piano, creando una relazione tra loro efficace e consapevole. Aiuta, cioè, Istituzione e Cittadino a comprendersi, collaborare e rispettarsi.

Sempre nel libro di Rovinetti, Roberto Moisio (capitolo 6 – C’era una volta l’ufficio stampa) scrive che l’introduzione della legge 150, oltre a riconoscere la comunicazione come attività professionale (e che quindi necessità di professionalità specifiche), segna “una riga di demarcazione tra la comunicazione politica e quella istituzionale” (con l’istituzione della figura del “portavoce”).
Nutro forti dubbi su questa reale divisione, dubbi supportati, a mio parere, da oggettivi comportamenti della PA. In Italia sono diverse le manifestazioni ed i premi istituiti per le migliori best practices nel settore della comunicazione pubblica ed istituzionale (vedi solo al Compa) ma allora mi sembra spontaneo chiedermi perchè queste buone pratiche non vengono riprodotte (il termine “copiate” suonerebbe male) tra le diverse amministrazioni riducendo così investimenti (e costi) di consulenza alla ricerca di sempre nuovi progetti di comunicazione?
Se il fine ultimo è il miglioramento del rapporto (e del servizio) con il cittadino, perchè non condividere le esperienze (intese come successi e fallimenti) tra le amministrazioni stesse in un’ottica di comunicazione interna della PA?

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domenica 4 febbraio 2007

Il presente e il futuro della comunicazione online


Ieri sono stato al convegno sulla "Comunicazione multimediale", organizzato da GSA-Giornalisti specializzati associati, dal gruppo friulano nato da pochi mesi. Interessante tutto il convegno al quale hanno partecipato numerosi esperti del settore.
Vi propongo qui di seguito il lungo resoconto dell'evento, ma queste righe non sono sufficienti a trattare tutti i temi in modo esaustivo.

Appuntamento quindi tra breve su questo blog per approfondire gli argomenti di giornalismo e nuovi media. Buona lettura!



Il primo convegno nazionale dei Giornalisti specializzati associati ha riunito a Udine esperti da tutta Italia. Ospite d’onore Angelo Perrino, direttore di Affari Italiani, il primo quotidiano italiano online e indipendente.

Giornalismo e nuove tecnologie, internet e informatica giuridica. Questi sono stati i temi principali del convegno, organizzato dal gruppo friulano di Gsa – Giornalisti specializzati associati , che si è svolto a Udine sabato 3 febbraio. Da tutta Italia sono giunti in Friuli, come relatori, numerosi esperti di comunicazione, di editoria online e giornalisti di carta stampata che hanno parlato dello stato dell’arte della comunicazione sul web.
Oggi il web è una cosa di tutti, fa parte della nostra società ed è difficile pensare ad un mondo senza connessioni, informazioni, notizie (ma anche gossip), che viaggiano praticamente in tempo reale.
I relatori presenti al convegno hanno quindi portato testimonianza delle loro esperienze personali e professionali a confronto con il mondo del web.

Dopo gli onori di casa tenuti da Valeria Grillo, vicepresidente del Consiglio provinciale di Udine, il convegno è stato aperto dall’intervento di Michele Ficara Manganelli, presidente di Assodigitale, il quale ha fatto una panoramica sugli scenari della comunicazione multimediale. Dai blogger ai nuovi portali di informazione, dalla crisi delle agenzie di stampa e dei giornali su carta ai video diffusi nella rete come nuovo fenomeno di informazione “dal basso”.

Come cambiano i paradigmi comunicativi, così cambia la professione del giornalista che diventa anche videoreporter, esperto di impaginazione multimediale e non solo scrittore e cronista.

A ulteriore conferma delle potenzialità della rete, è giunta una chiamata in diretta telefonica da Milano (per mezzo di Skype) di Emiliano Tosi, giornalista e responsabile informatico di Gsa, il quale ha così dimostrato come sia possibile ridurre le distanze comunicative attraverso internet.

È stata poi la volta di Massimiliano Fanni Canelles, direttore di SocialNews, giornale di informazione sociale, che ha confrontato il mondo della stampa tradizionale con quello dell’editoria in rete. Per Canelles la necessità di comunicare rimarrebbe un assunto imprescindibile, per cui la carta stampata non verrebbe soppiantata da quella digitale, ma se ne differenzierà semplicemente. L’editoria sarebbe in crisi, secondo Canelles, per gli alti costi che deve affrontare, mentre internet in questo senso offre chiari e indiscutibili vantaggi economici.

Anche il presidente Anso (Associazione nazionale stampa online), Luca Lorenzetti, si è soffermato sulle potenzialità della stampa in rete, basate sulla contaminazione dei mezzi di comunicazione e sulla multimedialità, veri e propri aspetti competitivi.
La parola è andata poi a Fabio Folisi, direttore di FriuliNews, reduce dall’esperienza di GiornaleItaliaNordest, apripista negli anni Novanta della nuova multimedialità dell’informazione in Regione. Internet avrebbe messo in crisi la sicurezza del mondo dell’informazione, molto più spesso reazionario che progressista, ma che, secondo Folisi, non sarebbe in grado di resistere a lungo alla novità: «è come cercare di frenare un fiume in piena con le mani», ha commentato.
«La demonizzazione delle rete – ha affermato Folisi – è patrimonio negativo di un giornalismo di provincia che teme di perdere la propria piccola fetta di potere e mercato».

Si è parlato ancora di nuovi media di informazione e di web radio con Roberto Zarriello, direttore editoriale di Radio Alzo Zero, che ha lodato i blog come fenomeno di “giornalismo partecipativo”. Tra i motivi del loro successo Zarriello individua l’informalità di linguaggio, la duttilità, la facilità d’uso, l’ipertestualità e un carattere “sociale” che, attravers l’interattività, renderebbe gli utenti non più semplici fruitori passivi di informazione.

Dai concetti di “reporter diffuso” e “web2.0” si è passati agli aspetti giuridici nell’era di internet. A parlare è stato l’avvocato udinese David D’Agostini, specializzato in diritto dell’informatica, che ha trattato i temi della privacy, del diritto d’autore e delle responsabilità civili e penali dell’editoria online.

Dopo l’intervento di Luca Oliverio, responsabile del progetto Comunitàzione, che ha parlato dell’evolvuzione delle comunità virtuali e ha accennato al cambiamento epocale delle abitudini dei consumatori, è stata infine la volta dell'intervento di Angelo Perrino, ospite d'onore dell'evento, giornalista e uomo di comunicazione, oggi direttore del primo quotidiano italiano online Affari Italiani.
Quest’ultimo ha spiegato come il suo giornale sia riuscito ad affermarsi e quali siano le strategie utili per il futuro sempre più orientato verso un sincretismo dei mezzi di comunicazione.
«Internet ha sconvolto i meccanismi dell’editoria tradizionale», ha detto Perrino, giornalista e uomo di comunicazione, che ha creduto già dal ’96 nelle opportunità offerte dalla rete, creando il primo quotidiano online e indipendente, Affari Italiani.

Il professor Francesco Pira, in qualità di docente dell’Università di Udine, ha parlato poi dell’informazione politica, pubblica e sociale in rete, mostrando come ai fini di una buona comunicazione possa essere efficace creare comunicati stampa ipertestuali e che facciano uso di foto, suoni, clip audio e video, oltre che del testo.

Anche l’uso oculato delle newsletter potrebbe portare buoni risultati, così come lo farebbe una conferenza stampa in collegamento telematico con le redazioni dei giornali, ma con le dovute precauzioni. E poi ci sono i blog che starebbero ergendosi a efficaci strumenti della moderna comunicazione politica.

A chiudere la giornata di riflessioni l’intervento dello psicoterapeuta e giornalista associato Gsa Paolo Zucconi, il quale si è soffermato sui rischi dovuti a un eccessivo uso di internet. Spersonalizzazione, ansia sociale, disadattamento e disturbo del controllo degli impulsi potrebbero rendere la nostra società sempre più superficiale e isolata, secondo Zucconi. Quindi internet sì, ma con moderazione.


Marco Bardus

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