venerdì 19 gennaio 2007

Imparare dagli errori...

Vorrei invitarvi a leggere un post davvero molto interessante dal blog di Toni Muzi Falconi ed i relativi commenti. Il tema? Si parla degli errori di Richard Edelman, dal caso WalMart ai laptop con installato Microsoft Vista "donati" da Bill Gates ad alcuni blogger per testare le performance del nuovo sistema operativo.

Yes! An unabashed praise for Richard Edelman. We will learn from your mistakes..

In effetti le osservazioni di Toni non fanno una piega, Edelman è stato e sarà un avventuriero delle Rp a livello mondiale e che talvolta i grandi successi si costruiscono proprio sulle sconfitte! Anche se è altrettanto innegabile che alcuni errori (vedi WalMart) sono realmente difficili da comprendere per un'organizzazione del calibro di Edelman.

Ecco qui le considerazioni proprio dell'ufficio di Edelman Italia in merito a questo post di Toni. http://blog.edelman.it/ vedi "Sbagliando si impara, ma si cresce" - 11 gennaio 2007

giovedì 4 gennaio 2007

Giornalismo integrato e il web

Sul blog di Pandemia ho trovato stamattina lo spunto e l'ispirazione per parlare di come cambia o come sta cambiando il giornalismo nell'era del web 2.0.

Per prima cosa riprendo la "notizia" che si può trovare qui:

"Consiglio la lettura di un articolo a tutta pagina sul Sole 24 Ore di oggi, a cura di Giulia Crivelli, dal titolo "Largo ai giornalisti integrati" a pagina 18 dell'edizione cartacea di oggi (online non sembra disponibile).
Nel lungo pezzo si prende spunto da notizie internazionali recenti relative al mondo dei giornali per lanciare il tema della redazione integrata. Si prende spunto dallla nuova edizione del Wall Street Journal in edicola dal 2 gennaio, dal passaggio online e non più su carta del giornale più antico del mondo, il svedese Post- och Inrikes Tidningar, per tracciare un quadro dei cambiamenti in corso nella stampa internazionale con l'avvento e lo sviluppo di Internet.
Si racconta inoltre di come prestigiose testate quali Daily Telegraph, La Tribune, Washington Post abbiano intrapreso la strada dell'integrazione tra edizione online e quotidiano e di come i giornalisti di queste realtà siano sempre più multimediali nei propri reportage."

Bene, mi sono detto, ci stiamo rendendo conto che le cose stanno cambiando. E secondo me le grandi difficoltà che l'AssoStampa ha nel negoziare il contratto di lavoro con l'associazione degli editori è sintomo di questo cambiamento.
Non è soltanto il fatto che un quotidiano svedese lasci la carta stampata per buttarsi nel mondo virtuale (costi zero di stampa, possibilità di risparmiare anche sugli stipendi dei giornalisti...), ma soprattutto è lo svilupparsi di nuovi modelli di business e di nuovi paradigmi che, secondo me, cambieranno anche il modo di scrivere.

L'integrazione tra carta stampata e online è una delle tendenze di fondo dei tempi che corrono.

Su tale argomento ho fatto una breve ricerca e ho trovato il commento del giornalista Bruce Nussbaum di BusinessWeek che parla appunto di modelli di business. L'articolo lo trovate qui.

Secondo Nussbaum - e condivido questa visione - il WSJ sta tentando di raggiungere due obiettivi in una sola mossa, ma la cosa non è così semplice come sembra e in questo caso la strategia non è così chiara.

"First, it will cut the size of the WSJ itself and cut the news hole--the amount of space devoted to news. That should save a lot of money by cutting the cost of print, publishing and journalists."

Ecco uno dei punti a favore dell'online! I costi ridotti di stampa e la possibilità di pubblicazione in pochi click di mouse.

Il secondo punto della strategia del WSJ prevede che l'informazione e le notizie in quanto tali si trovino su internet, mentre l'approfondimento (e la creazione di significato, meaning per Nussbaum) rimangano sulla carta stampata - nessuna novità, perché alcuni settimanali già lo fanno.

Ed è qui che Nussbaum solleva due questioni:
  1. i consumatori di informazioni legati al mondo del business hanno davvero bisogno di tutto questo approfondimento e significato? o sono più interessati alle informazioni in quanto tali?
  2. il WSJ è in grado di fornire questo genere di servizio quotidiano e da oggi in poi?
Secondo me questo modello è contraddittorio in quanto la carta stampata ha limiti di spazio e di paginazione, quindi come è possibile approfondire un certo argomento - dedicandogli maggiore spazio - senza incidere sui costi di stampa?

Invece online un giornalista potrebbe scrivere pressocché all'infinito visto che i post e gli articoli occupano poche centinaia di byte.

Ma allora viene spontaneo porgersi la domanda se abbia senso continuare a stampare i giornali.

Lasciando da parte per il momento l'insostituibile sensazione tattile che un giornale o una rivista danno, secondo me la questione non si pone sul lato formale, bensì su quello sostanziale, in altre parole sul piano dei contenuti.
La carta stampata e il giornalismo online già si differenziano per contenuti e per le modalità con cui li trattano. Si tratta quindi di continuare a differenziarli, ma forse nel modo opposto, cioè nel presentare online l'approfondimento (possibile grazie all'iper- o alla multitestualità del mezzo stesso), mentre sulla carta stampata si possono affrontare gli stessi temi, ma in modo diverso. Opinioni, commenti, notizie avrebbero un'altra connotazione. Cosa ne pensate?

L'integrazione di questi due modi e mondi permetterebbe la sopravvivenza del primo, quello più "antico" o tradizionale.

Visto che parliamo di contenuti, ecco che però è necessario porsi quesiti in questo ambito, seguedo quelli che secondo me sono almeno due punti essenziali:
  1. Il concetto di notizia e il grado di "notiziabilità". La carta stampata con i suoi ritmi non può stare al passo con quelli di internet. Quindi la scelta degli argomenti da trattare è fondamentale. Sul giornale non cerco la notizia, perché l'ho già ricevuta da migliaia di altre fonti prima di leggere il giornale.
  2. Chi fa notizia? O meglio, chi decide che un dato argomento è notiziabile? In altre parole, se con internet e il web2.0 diventiamo tutti giornalisti, quale sarà il futuro della comunicazione e del giornalismo in questo senso?
  3. La qualità dei contenuti e dell'informazione. Quanto spesso si sente parlare gente che non ha nè i numeri nè l'esperienza per farlo e che, attraverso la rete, diffonde commenti, informazioni, voci di corridoio false o tendenziose?
Ancora una volta ritorna il concetto di credibilità della fonte ed è qui che sta il punto cruciale. I giornali sono qualcosa di molto credibile, anche per il semplice fatto di essere concreti, tangibili. Se ci spostiamo online, dove tutto può essere preso per vero, verosimile o notiziabile, dove sta la credibilità della fonte?

Pongo questo quesito in termini molto banali e ingenui, sperando di suscitare nei lettori di questo blog spunti di riflessione e commenti.

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