mercoledì 22 agosto 2007

Mea culpa...ho dimenticato gli stakeholder!


Negli ultimi mesi ho partecipato a due diversi momenti formativi legati alle relazioni pubbliche: in giugno, come segnalato qualche post fa, al seminario sulla misurazione dei risultati mentre lo scorso mese al seminario online di Toni Muzi Falconi (www.teabreak.it) dal titolo “Ma a che serve davvero un ufficio stampa? Possibile che riusciamo soltanto a peggiorare le nostre relazioni con i giornalisti? Quali approcci modificare per migliorare davvero le nostre relazioni con loro e, insieme a loro, affrontare la sfida della doppia disintermediazione in conseguenza dello sviluppo dei social media?"
Dopo ogni corso o altra attività formativa, è importante, a mio avviso, delineare alcuni punti fondamentali che più degli altri possono influenzare la nostra quotidiana professione.
Seguendo questi due seminari mi sono reso conto di quanto molto (forse troppo) spesso "si predichi bene e si razzoli male” nel senso che si danno per scontate nozioni e concetti appresi ma che in realtà, nella pratica, si continua a reiterare negli stessi e banali errori.
Un esempio? Se ne potrebbero fare tanti ma quello che più mi ha colpito è la definizione degli stakeholder di un’organizzazione. Sembrerebbe banale, un errore imperdonabile per un relatore pubblico invece, con un pò di vergogna, devo ammettere che in quest’ultimo anno ho pensato più alla classica “sparata nel mucchio” (nel dialetto delle mie parti si direbbe “chi ciapo ciapo” ovvero “chi prendo prendo”).
Mi rendo conto solo ora che, all’analisi fatta della concorrenza e conseguente swot per definire il nostro ruolo nel mercato (parlo del settore delle location congressuali e degli enti di formazione), non è seguita un’attenta e quanto mai necessaria individuazione di quei soggetti influenti per l’attività della nostra azienda.
E’ tempo di rimediare...

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