giovedì 24 maggio 2007

Il meeting planner del futuro


Nell’ultimo numero della rivista MC Meeting & Congressi, c’è un articolo interessante di Teresa Chiodo sulla figura del meeting planner aziendale, o meglio, sull’evoluzione di questa figura all’interno degli schemi di un’azienda.
Il concetto di base è che si presuppone un passaggio dalla mera operatività ad un ruolo più manageriale in cui il meeting planner definisce, assieme al direttivo, obiettivi ed investimenti legati all’evento riducendo (si spera) i costi e massimizzando (si spera anche questo) i risultati, di qualsiasi tipo essi siano.
Un po’ come avviene, o come dovrebbe avvenire, in una qualsiasi segreteria organizzativa in cui il meeting planner collabora a stretto contato del cliente per la progettazione e la realizzazione dell’evento, dialogando con le altre agenzie partner (ufficio stampa, catering, agenzie di spettacolo, grafica, ecc…) fungendo, a seconda della volontà (e dell’apertura mentale) del cliente, come fornitore di servizi e come consulente.
Quest’ultimo è forse l’aspetto più critico della professione e segna in definitiva la differenza tra un organizzatore d’eventi interno all’azienda o di un’agenzia (nel caso dell’outsorcing).
A mio avviso, il meeting planner deve necessariamente rientrare, soprattutto se facente parte dell’organigramma aziendale, nella pianificazione degli obiettivi dell’evento (o del progetto comunicativo) per poi poter definire ogni aspetto del convegno, della conferenza stampa, o di qualsiasi altra manifestazione si tratti.
Ecco perché sarebbe davvero triste sminuire ad una semplice operatività il lavoro del meeting planner soprattutto quando poi a lui vengono spesso fatte ricadere colpe e responsabilità non sue.
Un po’ provocatoriamente, invece, mi stupisco del motivo per cui gli enti pubblici non siano tutti (e sottolineo tutti) dotati di un professionista specializzato nell’organizzazione di eventi, in particolare di convegni e conferenze. In questi pochi anni di lavoro, ho potuto collaborare, o meglio, sono stato incaricato da amministrazioni pubbliche di organizzare alcuni piccoli convegni ed ogni volta viene affibbiato al meeting planner di turno un ruolo esclusivamente operativo. In poche parole non viene dato nessuno spazio alla consulenza del professionista ma ci si limita ad eseguire le direttive dei diversi funzionari o dirigenti con uno spreco di tempo ma, soprattutto, di denaro pubblico.
E questo non mi va giù doppiamente, sia da professionista sia da cittadino.Ad ogni modo tornerò presto ad analizzare l’evoluzione del meeting planner come “regista dell’evento”.

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1 Commenti:

Alle 11 novembre 2011 alle ore 03:31:00 WET , Anonymous meeting planner ha detto...

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