mercoledì 2 maggio 2007

Che ognuno pensi al suo orticello... : (


Mi è arrivato oggi in ufficio NordEstEuropa.it, un mensile di confronto fra le culture riformiste del NordEst in cui ho trovato diversi articoli interessanti sulla realtà del nordest italiano.
La mia attenzione (sarà per la mia professione probabilmente...) è stata fin da subito attirata da alcuni pezzi sul mondo degli eventi, tra cui l’editoriale del direttore Roberto Morelli (Coloriamo le città di eventi e talenti) e la ricerca di Richard Florida e Irene Tinagli (intervistata in questo numero del mensile) sulla situazione “creativa” di queste regioni applicando il modello delle “tre T” (tecnologia, talento e tolleranza).
Leggendo l’intervista (sono disponibili gratuitamente solo poche righe, a pagamento l’intero pezzo) a Irene Tinagli potrete vedere quali sono (e perchè) le città più creative d’Italia e del NordEst. Ma non è questo l’elemento che ha suscitato in me qualcosa.
Il passo fondamentale, a mio avviso, è questo: “A differenza di altri Paesi, dove l’urbanizzazione è generalmente più concentrata, in Italia c’è un gran numero di città, cosa che inevitabilmente porta a una frammentazione delle risorse. Questo potrebbe essere un vantaggio se le città facessero rete per bilanciare le carenze, per migliorarsi e offrire ai propri abitanti un sistema integrato di servizi. Ma diventa un rischio se, viceversa, ognuna si isola dal contesto circostante.”
Parole importanti ed assolutamente non banali che riprendono perfettamente un altro post di questo blog relativo ai limiti della comunicazione pubblica .
In questa intervista, la Tinagli porta anche semplici esempi di collaborazione e cooperazione in altri paesi europei (soprattutto scandinavi) mentre in Italia sembra che curare il proprio orticello siano l’unica cosa importante.

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