L'azienda comunica...online!
Sul numero di dicembre di Oggi Impresa FVG ho avuto modo e spazio di scrivere un articolo sulla comunicazione d’impresa attraverso internet sottolineando, in particolar modo, il cambiamento, o meglio, la metamorfosi del sito web aziendale negli ultimi anni.
Si tratta di un vero e proprio processo evolutivo del modo di avvicinarsi e di utilizzare la Rete da parte delle imprese ed, in generale, di tutte le organizzazioni.
Si tratta di un vero e proprio processo evolutivo del modo di avvicinarsi e di utilizzare la Rete da parte delle imprese ed, in generale, di tutte le organizzazioni.
Fino a pochi anni fa (una decina circa) la costante era essenzialmente “essere presenti” per cui ci trovavamo di fronte a vetrine virtuali nate con l’unico obiettivo di mostrare l’esistenza di una determinata attività. L’approccio era prettamente estetico per cui spesso il sito era caratterizzato da animazioni ed altri effetti grafici usati per “colpire l’occhio” del visitatore.
In questa fase potremmo paragonare il sito internet al raggiungimento di uno “status” per l’azienda che si affaccia quindi alla Rete senza però una vera e propria consapevolezza degli obiettivi e delle possibilità, una moda o un trend da seguire. Da notare inoltre che questo approccio (estetico più che di contenuti) portava l’utente a visitare una sola volta il sito internet, quasi solo per curiosità.
Passiamo poi, e ci riferiamo agli ultimi anni, ad una fase dove si annullano gli effetti e le possibilità della cosiddetta “new economy” che tanti imperi finanziari, veri o presunti, aveva prodotto in pochissimo tempo. E cambia quindi anche l’approccio delle aziende alla Rete delle reti, la presenza non è più sufficiente e l’obiettivo di base diventa quello di facilitare il lavoro in termini di rapidità ed efficacia: il sito internet diventa quindi, oltre a vetrina, un vero e proprio strumento di lavoro quotidiano. La pagina web, in questa fase, rientra in una nuova ottica e come tale dev’essere impostata ed integrata con l’attività quotidiana dell’azienda: come semplice esempio pensiamo alla possibilità per un negozio o azienda di vendere il proprio prodotto attraverso il sito internet o, per lo meno, di ricevere ordini che verranno poi gestiti dal reparto vendite.
Nel settore a me più caro, l’organizzazione di eventi e congressi, questo nuovo approccio alla Rete è coinciso con la possibilità d’iscriversi ad un convegno (o altra manifestazione) semplicemente compilando dei form su internet con notevole risparmio di tempo e lavoro per i meeting planner.
Questo passaggio da moda a strumento è stato sicuramente fondamentale per le aziende perchè hanno veramente cominciato ad intuire le potenzialità di internet ed a configurare i propri obiettivi d’impresa tenendo conto anche di questa nuova opportunità. E non parlo solo di aziende private ma di qualsiasi tipo di organizzazione.
Un esempio? Dovendo organizzare una presentazione aziendale a Vienna più di un anno fa, ricordo bene di essermi messo alla ricerca di una location adatta all’evento stesso e per mia fortuna & piacevole sorpresa, mi sono imbattuto nel sito internet dell’Ufficio Turistico della capitale austriaca ( http://info.wien.at ). Nella sezione dedicata al turismo B2B (business to business) si trova proprio una sezione dedicata al mondo dei congressi con un dettagliatissimo database che permette la ricerca di una sede a seconda delle caratteristiche (tipologia, capienza, posizione, stile, servizi). In 5 minuti avevo individuato la location perfetta, avevo in mano tutti i contatti necessari, le foto e le piantine della struttura: grandioso!
Ora ci troviamo di fronte ad una nuova fase in cui il sito internet aziendale diventa anche strumento di relazione tra l’organizzazione ed i suoi pubblici, una sfida a dir poco affascinante soprattutto per i professionisti delle relazioni pubbliche. Una nuova fase perchè la presenza su internet dev’essere necessariamente parte integrante degli obiettivi ma anche dei programmi e della pianificazione strategica sia nel breve sia nel medio/lungo periodo.
Non è sufficiente rivolgersi ad un bravo webdesigner, non basta contattare un ottimo sviluppatore informatico, è necessario che nella progettazione ed implementazione del sito l’azienda sia affiancata da un esperto in relazioni pubbliche. Perchè? Semplicemente perchè attraverso il sito l’azienda/organizzazione avrà una nuova opportunità di costruire una relazione duratura ed efficace con i propri pubblici influenti, clienti in primo luogo ma non solo. Come? Un esempio facile (a dirsi, non a farsi) è l’utilizzo del sito come strumento di audit e quindi di ascolto degli interessi/obiettivi degli interlocutori con il chiaro intento di farli propri.
11 Commenti:
Buongiorno a tutti!
come dice giustamente Stefano, i tempi sono cambiati! O meglio, stanno davvero cambiando. Molte organizzazioni preferiscono lasciare a casa i loro grafici e concentrarsi sulla sostanza e non più (solamente) sulla forma.
Ma il mondo di internet è cambiato radicalmente sotto un altro punto di vista e qua i comunicatori e gli esperti di relazione di domani devono necessariamente tenerne conto: dalla vecchia concezione di world wide web, si è passati a quella che tutti ormai amano definire web 2.0, come se fosse una versione aggiornata (un update) di un programma.
E ci siamo dentro tutti, con i nostri blog personali, con le pubblicità AdSense di Google che mettiamo sui nostri siti, con le foto condivise su Flickr, con i contatti di lavoro e le numerosissime e prolifiche comunità 'sociali' come Ning, LinkedIn, WAYN, ecc. E l'elenco sarebbe a dir poco lungo.
Il web 2.0 è fatto anche di tanti 'smanettoni' (geek) che vivono di relazioni on-line, chattando, incontrando nuovi amici, scrivendo, scrivendo, vedendo gli altri attraverso le loro foto, cercando di capire che gusti hanno condividendo la loro musica o i loro film preferiti.
Tutto questo avrà delle conseguenze sulla società come è stata finora considerata. Qualche prodromo di cambiamento lo si vede nelle notizie dei telegiornali. Ma non sta qui il punto di questo discorso e di questo commento.
Piuttosto che fare dell'allarmismo, nel nostro caso e nel nostro settore sarà forse più intelligente capire come funzionano questi nuovi meccanismi e non lasciarsi sfuggire possibilità e opportunità di crescita (anche di successo, perché no?).
Quindi come potrebbero diventare strumenti di relazione efficaci tutte queste novità? Ma prima di tutto, sono davvero strumenti di relazione?
Personalmente ho qualche serio dubbio, ma lascio l'argomentazione in un'altra sede...
marco bardus
L'argomento trattato in questo post è molto interessante. Trovo però che sia necessario stare molto attenti sull'effetiva efficacia nella comunicazione online. Trovo, infatti, che ci sia una eccessiva attenzione rivolta a questo particolare campo della comunicazione. Ok, è un aspetto che va di moda ma quando diventa efficace? Solo se si identifica in questa attività un aspetto chiave si possono ottenere dei risultati. Il farlo tanto per rischia solo di creare false aspettative e in certi casi anche danni d'immagine di non poco conto. Quindi comunicare online si, ma con attenzione....
Condivido il vostro pensiero e le vostre perplessità.
Principalmente, a mio avviso, la comunicazione online ha due aspetti critici:
1) l'attendibilità delle informazioni
2) l'eccesso di informazioni (Information Overload)
In particolare l'attendibilità dei contenuti è il lato oscuro di questo "nuovo" canale comunicativo. Ritagliarsi uno spazio virtuale dove dire la propria è semplicissimo (e questo blog ne è un esempio), veloce e spesso gratuito. Questo può essere un fattore positivo in termini di ricchezza ed eterogeneità delle informazioni ma presuppono un approccio ragionato e critico da parte dell'utente finale, un approccio quindi che permetta di individuare una fonte attendibile tra le tante a disposizione.
Questo è una mia considerazione personale dal punto di vista del visitatore, del cosiddetto "internauta" mentre ben diversa è la situazione per le aziende. Come già detto nel post, internet rappresenta una nuova possibilità per comunicare, in maniera friendly, con i propri pubblici ma questa relazione dev'essere gestita in maniera cosciente e matura per non diventare un boomerang.
Esatto, però mi chiedo chi o cosa potrà mai rendere attendibile questo tipo di comunicazione.
In effetti è una questione delicata, penso che nessuno possa metterlo in dubbio. Teniamo presente che in Italia si ritiene il blog di Beppe Grillo (e di questo ne abbiamo parlato proprio con Marco durante la cena di Natale con Ferpi Triveneto) come il più influente, oltre che il più frequentato (ma questo è un dato oggettivo).
Ora il mo dubbio è molto semplice: tra i temi trattati dal comico genovese troviamo "ecologia, economia, energia, informazione, politica, salute & medicina, tecnologia & rete, trasporti & viabilità, ecc...
Possibile che Beppe Grillo sia talmente preparato e qualificato per influenzare l'opinione pubblica a 360 gradi?
Permettetemelo ma ho qualche dubbio.
Visito quotidianamente il blog di Toni Muzi Falconi per leggere la sua opinione ed i suoi spunti in merito alle Rp (ed è possibile/fattibile che questa lettura influenzi o stimoli il mio pensiero) ma difficilmente riterrei allo stesso modo influente il suo blog se Toni parlasse, ad esempio, di calcio .
Ecco quindi che, parlando di comunicazione online, è importante definire concetti come l'efficacia e l'influenza che questo canale può avere. Il mio pensiero è che, alla lunga, la qualità dei contenuti vince sempre a dispetto delle mode e tendenze del momento.
Inserisco questo articolo articolo tratto dal portale della Confcommercio ....
Alle imprese italiane non piace il commercio on line
Secondo un’indagine dell’Istat, le imprese italiane non amano il commercio on line. Il nostro Paese è, infatti, al penultimo posto sia per gli acquisti sia per le vendite tramite internet all’interno dell’Unione Europea. Nonostante questo, il livello di utilizzo della rete fra le aziende italiane è pari al 93%, poco al di sotto quindi della media comunitaria pari al 94%. Le imprese italiane con meno di dieci addetti sono lontane dalla media Ue-25 per i siti web (57% a fronte di una media del 65%), mentre si collocano al secondo posto, dopo la Finlandia, per quanto riguarda l’e-government (87%). “L’uso di internet – sottolinea l’Istat - ha raggiunto ormai livelli di saturazione in tutta Europa, pur con qualche eccezione. In Italia, la maggiore presenza di piccole imprese (0-49 addetti) ha comportato un livello di utilizzo di internet di poco inferiore alla media europea, comunque superiore al 90% sul totale delle imprese con almeno 10 addetti”. Più differenziata la situazione relativa all’accesso ad internet tramite tecnologie a banda larga: nonostante gli sforzi fatti dalle imprese in questi ultimi anni, l'Italia è in ritardo rispetto alla media europea. Ciò si deve principalmente alla più lenta adozione di Ict da parte delle imprese con 10-49 addetti ed al fatto che esse rappresentano circa l'88% della popolazione totale delle imprese italiane con meno di 10 addetti. Per quanto riguarda il commercio elettronico, per il quale i dati sono relativi al 2005, l'Istat segnala che il fenomeno “stenta a decollare a livello di tutti i paesi dell'Unione Europea e, in generale, le imprese sono più portate ad acquistare che a vendere on line”. L'Italia e' penultima sia negli acquisti che nelle vendite on line, con il 10% che compra in rete ed il 3% che vende.
al di là del discorso dell'efficacia, tutta da MISURARE e da VALUTARE, il dubbio che ci rimane è sul grado di influenza dei nuovi strumenti di comunicazione online. Nuovi neanche tanto, perché i blog e la diffusione di commenti o di informazioni ora viaggiano sempre più come "voci di corridoio", tanto per sentito dire. Insomma, il passa parola (WoM=word of mouth).
Per gli appassionati di questo, ci sono siti e siti che ne parlano (BzzAgent, BentoBox sono solo alcuni) e che si occupano anche di "fare ricerca".
Ma allora ancora una volta è importante chiedersi: quanto attendibile è questa voce? o, in altri termini, quanto credibile è la fonte.
Ricordo con piacere quanto spesso Toni Muzi Falconi (nelle sue lezioni di Teoria e tecniche delle Relazioni Pubbliche tenute nell'anno accademico 2004-2005 a Gorizia) avesse posto l'attenzione proprio su questo aspetto: la credibilità della fonte.
Se quando ci presentiamo al nostro pubblico non risultiamo credibili, i nostri messaggi non passano, benché siano chiari e comprensibili. E' sul piano profondo della relazione che è difficile agire, sempre più quando ho davanti un mezzo "freddo" e asettico come un computer.
E' altresì vero che è molto più facile esprimere una opinione anche "forte" nascondersi dietro un nickname o dietro un'identità costruita ad hoc sulla rete. Questo è uno dei paradossi di questo mondo affascinante.
Buonasera.
Mi chiamo Loredana
Perchè il blog di Beppe Grillo è il più seguito?
Lasciando da parte la possibile discussione sull'attendibilità o meno delle notizie, credo che il blog di Beppe Grillo sia il più seguito perchè non è una voce "ufficiale" , perchè non vuole vendere nulla , ma solo aprire gli occhi sul mondo.
Non da comico nè da specialista o esperto , ma da osservatore attento.
La sua credibilità è tutta lì.
Non cerca certo di vendere borsette firmate in Cecenia.
Il blog di Grillo parte da una predisposizione mentale che non ha nulla a che fare con le RP, anzi.
Naturalmente la mia osservazione non era critica nei confronti del blog di Beppe Grillo bensì nell'interpretazione di certi dati e valutazioni.
Anzi...Beppe Grillo è stato tra i primi a comprendere le potenzialità della rete (e del blog in particolare) per costruire una relazione forte con il suo pubblico creando un fenomeno da studiare e che, per numeri e non parole, risulta essere il più seguito e visitato in Italia.
La mia osservazione si basava invece sulla ricerca effettuata da Edelman e Technorati (http://www.ft.com/cms/s/87706c4e-57be-11db-be9f-0000779e2340.html) che incorona il blog del comico genovese come il più influente d'Italia. Su che basi? Il numero di pagine visitate.
Il mio disappunto nasce proprio dal fatto che, a mio parere, visibilità non vuol dire necessariamente influenza.
La grande visibilità del blog di Grillo fa si, e questo è sicuramente positivo, che spesso nascano dibattiti-confronti sugli argomenti proposti e questo rappresenta una fonte di "ricchezza" di opinioni e punti di vista.
Come hai giustamente fatto notare anche tu però, lui non è un esperto (e non dico voglia apparire tale) bensì un osservatore attento con una sua opinione e punto di vista, tutto qui... l'attendibilità di certe sue informazioni (tagliate & confezionate, come per noi poveri mortali, dai media) è un'altra cosa.
Se dovessi informarmi in maniera attendibile su argomenti come Finanziaria o sull'indulto (esempi a caso ma recenti), penso siano molto più attendibili (ed influenti) siti internet dei rispettivi Ministeri di competenza oppure dei siti personali (e blog) dei componenti delle commissioni istituite.
La bellezza e la potenzialità delle Rete è proprio la facilità di reperire in modo semplice e veloce le informazioni: perchè non andare, quindi, direttamente alla fonte? Nessuno vieta (anzi...) poi di approfondire l'argomento con altre opinioni o confrontandosi con altre persone.
Ultima osservazione: sei sicura che Beppe Grillo, attraverso il suo blog, non voglia vendere (come le chiami tu) le borsette firmate in Cecenia?
Naturalmente la mia è una provocazione - battuta per dire, riallacciandomi a quanto detto nelle prime righe, che lui tra i primi ha individuato il blog come strumento di relazione con il suo pubblico ma naturalmente tutto ciò è legato alla sua attività artistica (vedi spettacoli, libri, dvd, ecc...) e non solo ad uno scopo filantropico ("perchè non vuole vendere nulla , ma solo aprire gli occhi sul mondo."). Un caro saluto,
Stefano
Nel comunicare via internet si commette spesso l'errore di superare le quindici righe.
Se si aggiunge una impaginazione non curata il messaggio che si voleva trasmettere ha vita breve.
La vendita via posta sconta la naturale diffidenza per questo servizio.
Alcune aziende hanno cessato di produrre utili quando hanno abbandonato la consegna in proprio.
Un accordo con le grandi reti di distribuzione aprirebbe buone possibilita'.
Si sceglie via internet per poi ritirare, pagare ed eventualmente restituire nel magazzino piu' comodo.
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