mercoledì 6 dicembre 2006

Schierarsi o non schierarsi...come comunicare nel conflitto culturale?

E' notizia di alcuni giorni fa che la British Airways ha vinto la causa intentatagli da una dipendente che era stata sospesa per essersi rifiutata di nascondere il piccolo crocifisso che portava al collo. La hostess sosteneva di essere in diritto di esporre il proprio simbolo religioso dal momento che la compagnia aerea non impediva alle proprie dipendenti musulmane di indossare il velo.Sebbene la British Airways abbia vinto sul piano legale, ben altro risultato sta ottenendo sul fronte dei rapporti con le istituzioni politiche e con l'opinione pubblica. Cento parlamentari inglesi hanno già presentato un interrogazione sull'episodio, istigando al boicottaggio dei voli della compagnia di bandiera, e numerose sono state le manifestazioni popolari a sostegno della libertà di fede.
Evitando di soffermarci sul fenomeno paradossale che vede l'Europa (Olanda esclusa) tutelare la sensibilità dell'islam integralista maggiormente della libertà di espressione dei propri cittadini, questo episodio ci invita a riflettere sugli scenari comunicativi che istituzioni pubbliche ed aziende si troveranno ad affrontare. A mio avviso stiamo vivendo un periodo di grande cambiamento, sia di valori che di costumi. La linea di demarcazione degli schieramenti tra civiltà laico/cristiana e musulmana appare sempre più netta e profonda. Anche chi , fino a ieri, è stato a guardare, oggi si sente chiamato in causa a difendere i propri diritti e, volente o nolente, è costretto a scegliere una posizione.
Lo stato e le imprese occupano dunque una posizione molto scomoda. Si trovano a dover mediare tra i valori di libertà della cultura cui appartengono e la sensibilità, molto suscettibile, di cittadini (per lo più immigrati) di cultura e fede diversa. Qualunque strada comunicativa intraprendano, sono portati a schierarsi inevitabilmente con gli uni o con gli altri. In ogni caso la gestione della comunicazione appare molto delicata.
In questo contesto che pare peggiorare di giorno in giorno, quali scenari è possibile aspettarsi a breve?
Di fronte alle continue provocazioni e minacce, esiste la possibilità per enti pubblici ed aziende di rimanere neutrali e non finire in pasto alla public opinion?

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4 Commenti:

Alle 12 dicembre 2006 alle ore 10:47:00 WET , Blogger Stefano Fait ha detto...

Non tenendo troppo conto del parere personale sulla vicenda, la posizione delle Istituzioni è sicuramente molto scomoda soprattutto nei casi in cui l'eterogeneità della società moderna non è ancora condivisa o è mal gestita.
Purtroppo molto spesso questa cattiva gestione da parte delle Istituzioni non solo è inefficace ma addirittura pericolosa.
La mia opinione personale è che le Istituzioni abbiano degli obblighi nei confronti dei propri cittadini e degli obblighi verso la persona (intesa sia come cittadino ma anche come immigrato).
Salvaguardare l'identità della propria nazione è fondamentale anche, e forse soprattutto, per creare rispetto nei confronti di tutte le nazioni e, conseguentemente, di tutte le persone.
Il concetto di base, secondo me, è che non si dovrebbe arrivare al punto di schierarsi da una o dall'altra parte bensì ognuno di noi dovrebbe essere cosciente del proprio ruolo, della propria identità (e di quella altrui) e dei propri diritti e doveri (nel rispetto di quelli altrui).

 
Alle 15 dicembre 2006 alle ore 08:32:00 WET , Blogger Massimiliano Conti ha detto...

--Aggiornamento--
Ieri i principali mezzi di informazione riportavano la notizia di un asilo in provincia di Bolzano che, nella recita natalizia, ha deciso di evitare i canti che "parlano" di gesù per evitare di offendere i bambini e i genitori delle altre religioni.
Oggi, in seguito alle fortissime pressioni esterne, sono stati ripristinati i canti "incriminati".
Non penso sia necessario un commento.

 
Alle 19 dicembre 2006 alle ore 13:52:00 WET , Anonymous Anonimo ha detto...

In un momento che definire cruciale è poco per il futuro del nostro pianeta credo che le Istituzioni debbano iniziare a pensare seriamente a questo specifico problema di origine religioso. Non è solo una questione crocifisso si – crocifisso no, bensì un tema estremamente delicato che deve essere studiato con attenzione. Personalmente ritengo che ogni Istituzione Pubblica dovrebbe rivolgersi e comportarsi nello stesso modo con qualsiasi tipo di cittadino, cercando di coinvolgerlo nel modo migliore possibile. Per questo credo che icone religiose di qualsiasi tipo siano al giorno d’oggi fuori luogo rispetto ai locali dell’amministrazione pubblica. In essi l’unico messaggio che deve scaturire dovrebbe essere quello dello Stato, Regione, Comune al servizio del cittadino. Basta leggere le ultime statistiche per rendersi conto come l’integrazione di persone straniere sia ormai qualcosa di più che una novità. Già nelle scuole elementari di Gorizia si registrano classi composte per la maggior parte da alunni provenienti da paesi stranieri. Un fenomeno che continuerà a crescere nei prossimi anni e che già adesso richiede l’utilizzo frequente di mediatori culturali. In merito al titolo del post: “Schierarsi o non schierarsi...come comunicare nel conflitto culturale?” ritengo che sia fondamentale, appunto, comunicare cultura, non ideologia. E’ chiaro che ogni forma di cultura contiene basi ideologiche ma queste ultime non devono essere utilizzare per fare qualsivoglia tipo di propaganda. La conoscenza dell’altro arricchisce e migliora, il tentativo di farla condividere è solo un pericoloso atto di vanità.

 
Alle 17 gennaio 2007 alle ore 13:55:00 WET , Anonymous Anonimo ha detto...

Non e' indispensabile entrare in un campo nudisti, se lo si desidera e' indispensabile rispettarne le regole, altrimenti se ne viene allontanati.

Anche entrare in una chiesa per guardare le opere d'arte impone il rispetto di regole comportamentali.

Sussistono dubbi sulla necessita' di rispettare regole comportamentali anche fuori dalle chiese e dei campi nudisti?

 

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